Mari calmi non fanno buoni marinai.
Lo sanno bene loro che di tempeste ne hanno viste molte, a tal punto che ora affrontarle su una nave con dei compagni di viaggio suona addirittura come un privilegio.
È così che persone dal passato burrascoso e complicato si sono date una seconda possibilità, facendo leva sulla loro pelle dura e sulla loro tenacia per aiutare gli altri. L’occasione, un’officina per macchine che doveva tenere Gennaro lontano dai guai dopo essere entrato e uscito dal carcere troppe volte. Ma poi succede che ti senti talmente in debito verso gli altri che vuoi solo dare aiuto senza chiedere nulla in cambio e quelli che dovevano essere cliente diventano amici a cui dare una mano.
Così l’officina fallisce e a questo si aggiunge il covid, ma questa volta la voglia di stare lontano dai guai e vicino alla famiglia è troppo forte. Allora via tutto, restano i quadri, i crocifissi e le fotografie e gli amici che diventano compagni d’avventura.
Come marinai. Una ciurma a cui basta un cenno per capirsi, come nave il loro microcosmo, come bandana una mascherina e insieme una tempesta da affrontare.
Area 51 si trasforma da officina ad associazione ambivalente che mira ad aiutare da una parte ex carcerati o persone obbligate ai servizi sociali, dall’altra banco alimentare e luogo di raccolta di abiti, giocattoli e oggetti di vita quotidiana per chi è in difficoltà.
Qui ci si aiuta, aiutando. Donald, ucraino senza casa e con precedenti penali, fa il volontario a tempo pieno in cambio di un letto nel retro dell’officina e di pasti caldi. Paolo, il viso pieno di tatuaggi e l’aspetto che molti definirebbero ‘poco raccomandabile’, sceglie il lavoro socialmente utile per tenersi lontano dai guai e ricominciare un reinserimento nella società.
Qui nessuno giudica, al massimo si giudica, fa i conti con sé stesso e volta pagina ricominciando da se e dagli altri, perché il covid finirà ma resteranno le persone che hanno bisogno di aiuto e dare aiuto ed opportunità li aiuterà a non scegliere scorciatoie che spesso coincidono con strade sbagliate.
Lo sanno bene loro che di tempeste ne hanno viste molte, a tal punto che ora affrontarle su una nave con dei compagni di viaggio suona addirittura come un privilegio.
È così che persone dal passato burrascoso e complicato si sono date una seconda possibilità, facendo leva sulla loro pelle dura e sulla loro tenacia per aiutare gli altri. L’occasione, un’officina per macchine che doveva tenere Gennaro lontano dai guai dopo essere entrato e uscito dal carcere troppe volte. Ma poi succede che ti senti talmente in debito verso gli altri che vuoi solo dare aiuto senza chiedere nulla in cambio e quelli che dovevano essere cliente diventano amici a cui dare una mano.
Così l’officina fallisce e a questo si aggiunge il covid, ma questa volta la voglia di stare lontano dai guai e vicino alla famiglia è troppo forte. Allora via tutto, restano i quadri, i crocifissi e le fotografie e gli amici che diventano compagni d’avventura.
Come marinai. Una ciurma a cui basta un cenno per capirsi, come nave il loro microcosmo, come bandana una mascherina e insieme una tempesta da affrontare.
Area 51 si trasforma da officina ad associazione ambivalente che mira ad aiutare da una parte ex carcerati o persone obbligate ai servizi sociali, dall’altra banco alimentare e luogo di raccolta di abiti, giocattoli e oggetti di vita quotidiana per chi è in difficoltà.
Qui ci si aiuta, aiutando. Donald, ucraino senza casa e con precedenti penali, fa il volontario a tempo pieno in cambio di un letto nel retro dell’officina e di pasti caldi. Paolo, il viso pieno di tatuaggi e l’aspetto che molti definirebbero ‘poco raccomandabile’, sceglie il lavoro socialmente utile per tenersi lontano dai guai e ricominciare un reinserimento nella società.
Qui nessuno giudica, al massimo si giudica, fa i conti con sé stesso e volta pagina ricominciando da se e dagli altri, perché il covid finirà ma resteranno le persone che hanno bisogno di aiuto e dare aiuto ed opportunità li aiuterà a non scegliere scorciatoie che spesso coincidono con strade sbagliate.